Se Sandokan e Don Chisciotte si incontrassero, probabilmente finirebbero a discutere di onore, avventure e giustizia… con esiti curiosi.
Due personaggi lontani, eppure così simili. Da una parte, c’è il cavaliere errante della Mancia, che vede giganti dove ci sono solo mulini, convinto di riportare in vita gli ideali cavallereschi in un mondo che non li comprende più. Dall’altra, Sandokan, la Tigre della Malesia, pirata e principe spodestato, che invece si batte contro nemici reali: coloni inglesi e olandesi, pronti a tutto pur di conquistare le sue terre.
Idealisti, sognatori, eroi anacronistici: Don Chisciotte e Sandokan lottano per qualcosa di più grande di loro stessi. Ma al cuore delle loro imprese, al di là delle battaglie e delle sconfitte, si nasconde la stessa forza: l’amore.
Don Chisciotte combatte per l’onore e per il sogno di Dulcinea, una donna idealizzata che forse non è mai esistita. Il suo eroismo appare fuori tempo, in un mondo che ha ormai smesso di credere in quei valori, facendolo sembrare disilluso o, più che disilluso, incapace di arrendersi alla realtà.
Sandokan, invece, è un idealista di un’altra specie. I suoi nemici sono reali e ben definiti: gli inglesi gli hanno strappato il regno. Tuttavia, anche Sandokan è spinto da un romanticismo potente. Il suo amore per Marianna, la “Perla di Labuan”, è concreto ma altrettanto irraggiungibile. Anche lui è pronto a sacrificare tutto per questo sentimento. Ma a differenza di Don Chisciotte, il suo non è un amore idealizzato: è reale, autentico, eppure ostacolato da barriere politiche e culturali che lo rendono quasi impossibile.
Nessuno combatte da solo
Entrambi sono affiancati da fedeli compagni: Sancho Panza e Yanez De Gomera. Sancho, con il suo pragmatismo e la sua semplicità contadina, cerca di riportare Don Chisciotte alla realtà. Yanez, invece, è il braccio destro di Sandokan, sempre al suo fianco nelle battaglie. Interessante notare che, alla fine, entrambi i compagni ottengono un ruolo di potere: Sancho diventa governatore e Yanez sultano.
Fuori posto
Entrambi vivono in mondi che non li comprendono: Don Chisciotte lotta per un passato che non tornerà più, mentre Sandokan combatte per una libertà che, anche quando riesce a conquistare, rimane fugace, poiché si oppone a forze troppo grandi da sconfiggere definitivamente.
Non c’è ingenuità nelle loro imprese, ma una sorta di tragica resistenza. Entrambi sono, a modo loro, figure destinate alla sconfitta: il cavaliere errante che si scontra con l’incomprensione e la derisione del suo tempo, e il pirata che combatte una battaglia incessante contro oppressori sempre più forti.
Epilogo
Eppure, alla fine, il destino dei due personaggi è simile. Ci troviamo di fronte a due figure romantiche che segnano la fine di un’epoca. Entrambi sono eroi al limite, simboli di un passato che si scontra con un futuro implacabile che porta con sé il crepuscolo di un’epoca.
Vittoriosi perdenti
Per quale ragione alcune storie, alcuni personaggi, rimangono così impressi nella cultura popolare da far parte di un tessuto culturale comune a una o più generazioni?
Queste storie, questi personaggi, riflettono i nostri desideri profondi, le nostre paure inconfessabili, la nostra percezione interiore della realtà. Danno forma e definiscono qualcosa che già è presente e profondamente radicato in ognuno odi noi.
Dentro ognuno di noi, c’è una parte di Don Chisciotte o di Sandokan. Ogni giorno affrontiamo i nostri giganti immaginari o i nostri oppressori concreti: sogni che sembrano irraggiungibili, sfide che appaiono insormontabili, ingiustizie da combattere. Come Don Chisciotte, ci aggrappiamo a ideali che il mondo a volte deride, continuando comunque a crederci. Come Sandokan, lottiamo contro forze più grandi di noi, cercando di piegare la realtà ai nostri ideali, anche solo per un istante.
È questa lotta che rende questi personaggi immortali. Non le loro vittorie o sconfitte, ma la loro volontà di combattere, anche quando tutto è perduto.
Don Chisciotte: Lo sai adesso cosa ti aspetta?
Sancho: Con Voi mi aspetto di tutto.
Don Chisciotte: Combattere!
Sancho: Contro chi?
Don Chisciotte: Contro quel vento.
Sancho: Cavaliere, ricominciamo con le pazzie?
Don Chisciotte: Non abbiamo mai smesso, mio buon amico. Da quando siamo nati, combattiamo contro il vento. Sembra una pazzia ma è una viva, grande, meravigliosa protesta.[Don Chisciotte e Sancio Panza, trasposizione cinematografica del 1968 diretto da Giovanni Grimaldi]

