Cript-art! La statua scomparsa di Satoshi Nakamoto a Lugano

...la scelta di una "statua scomparsa", che cambia aspetto in base alla posizione dell'osservatore, è una metafora potente di come il digitale sfidi e ridefinisca la nostra percezione della realtà...

A Lugano, in Svizzera, è stata recentemente inaugurata una statua dedicata a Satoshi Nakamoto, l’enigmatico creatore del Bitcoin, durante il Plan ₿ Forum, un evento annuale che riunisce esperti e appassionati di criptovalute e tecnologia blockchain. Questa statua, posizionata nel suggestivo Parco Ciani nei pressi di Villa Ciani, si distingue per il suo design innovativo e sfuggente, pensato per rispecchiare l’essenza anonima e collettiva di Nakamoto: si tratta infatti di una “statua scomparsa,” un’opera che sembra dissolversi o cambiare forma a seconda dell’angolo di osservazione.

L’artista italiana Valentina Picozzi ha progettato la statua per rappresentare l’idea di Nakamoto senza volto, un simbolo dell’assenza di un’identità centrale e del carattere decentralizzato della comunità Bitcoin. Gli intagli e le trasparenze dell’opera evocano l’immaterialità del mondo digitale e riflettono una filosofia di anonimato e inclusività che è alla base della tecnologia blockchain: un sistema costruito per essere distribuito e libero dal controllo di singole entità.

Questa iniziativa è parte integrante del progetto Plan ₿, una collaborazione tra la città di Lugano e Tether, volta a trasformare Lugano in un centro di innovazione digitale e a promuovere la città come hub internazionale per la tecnologia blockchain. Il sindaco di Lugano, Michele Foletti, ha espresso come la statua non solo celebri l’enigmatico fondatore del Bitcoin, ma rappresenti anche l’impegno della città verso il futuro digitale e l’adozione delle nuove tecnologie.

Contaminazione tra arte e tecnologia

La statua dedicata a Satoshi Nakamoto è un esempio emblematico di come l’arte contemporanea si stia evolvendo, contaminandosi sempre più con il mondo della tecnologia. L’opera non si limita a rappresentare un soggetto misterioso come Nakamoto; utilizza tecniche innovative e materiali che evocano i concetti stessi di decentralizzazione e trasparenza, centrali nella tecnologia blockchain. La scelta di una “statua scomparsa,” che cambia aspetto in base alla posizione dell’osservatore, è una metafora potente di come il digitale sfidi e ridefinisca la nostra percezione della realtà.

Questa contaminazione tra arte e tecnologia non è una novità. Sin dai primi esperimenti futuristi e dadaisti del XX secolo, artisti e innovatori hanno esplorato i confini tra uomo e macchina, tra materia e immateriale, tra realtà e virtualità. Pensiamo alle opere di Nam June Paik, pioniere della videoarte, o ai lavori di Marina Abramović, che spesso integrano tecnologia e performance per esplorare la condizione umana. Negli ultimi decenni, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, della realtà aumentata e delle criptovalute, l’arte ha trovato nuovi strumenti e linguaggi per riflettere e interagire con un mondo sempre più digitalizzato.

In questo contesto, il concetto di contaminazione è fondamentale. Ogni medium artistico che si fonde con un linguaggio tecnologico ne esce trasformato, arricchito di nuove possibilità espressive ma anche carico di domande etiche e sociali. La statua di Nakamoto a Lugano non è solo una celebrazione della tecnologia blockchain; è un simbolo dell’evoluzione dell’arte stessa, che abbraccia l’ignoto e il futuro, rimanendo fedele alla sua funzione di interpretare e mettere in discussione il mondo che ci circonda. In un’epoca in cui i confini tra reale e virtuale sono sempre più sfumati, l’arte non solo riflette questa trasformazione, ma diventa essa stessa un ponte, un terreno di sperimentazione dove il passato e il futuro, il fisico e il digitale, si contaminano e si fondono in nuovi e inaspettati modi.

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