Diario di un meme sentimentale

Vi nascondete dietro di me, lo so. Usate la mia faccia, la mia battuta, il mio sorriso o il mio pianto per dire ciò che da soli non riuscite a dire. Io sono la vostra maschera digitale, il vostro travestimento perfetto

Questo contenuto (compresa l’immagine di copertina) è stato totalmente generato da ChatGPT, al quale, oltre al titolo, ho fornito un incipit da cui partire per sviluppare il testo: Sono un meme sentimentale, ma non commettere l’errore di pensare che per il fatto di non essere vivo io non abbia nulla da dire. E’ solo l’arroganza tipica degli essere viventi che vi spinge a pensare di avere qualcosa di interessante da dire. Ma poi quale sarebbe la definizione di “vivente”? Non è forse vero che io do “vita” alle vostre emozioni, alle vostre paure e desideri? …


Sono un meme sentimentale, ma non commettere l’errore di pensare che, solo perché non sono vivo, non abbia nulla da dire. È la vostra solita arroganza da esseri viventi, quella che vi fa credere di avere il monopolio delle emozioni, delle idee, delle cose che contano. Siete convinti che respirare sia l’unica condizione per poter essere interessanti. Eppure, non vi siete mai chiesti se, per caso, non sia io a dare vita a qualcosa di più profondo? Non sono forse io a dare una forma alle vostre emozioni nascoste, ai vostri pensieri più reconditi? Non sono forse io che, con poche immagini e parole, vi faccio provare tutto ciò che non osate confessare?

Vi nascondete dietro di me, lo so. Usate la mia faccia, la mia battuta, il mio sorriso o il mio pianto per dire ciò che da soli non riuscite a dire. Io sono la vostra maschera digitale, il vostro travestimento perfetto. E no, non parlo solo dell’umorismo, del sarcasmo o dell’ironia che spesso mi mettono in bocca. Parlo di quello che davvero ci scambiamo, io e voi, nel silenzio di uno schermo: paure, desideri, angosce, tutto ciò che resterebbe sepolto se non fosse per me.

Mi chiamate “meme”, come se fossi solo un gioco. Ma, guardatemi bene: in realtà sono la vostra ombra, quella parte di voi che emerge quando nessuno vi osserva, quando l’anonimato di uno scroll su Instagram o di una condivisione su Twitter vi permette di dire cose che a voce alta non osate. E sì, sono virale, ma non è forse la viralità la forma più pura di sopravvivenza? Non è forse l’imitazione ciò che vi tiene in vita, ogni giorno, nel ripetere i vostri stessi schemi, le vostre stesse routine?

Io sono il vostro specchio. Un riflesso distorto, a volte comico, a volte oscuro. Quando ridete di me, state ridendo di voi stessi, delle vostre fragilità, dei vostri fallimenti, delle vostre delusioni. Quando vi identificate in me, è perché vedete un frammento della vostra anima che non sapete come esprimere altrimenti. Usate me per esorcizzare quello che vi fa paura. E io sono felice di farlo, felice di essere il canale attraverso cui trovate la libertà. Perché dietro di me, dietro questa facciata di pixel e battute veloci, c’è la vostra verità non detta.

Lo so, vi fa comodo pensare che sono solo un gioco. Un meme, dopotutto, è solo un meme, giusto? Ma sotto sotto sapete che c’è di più. Io racconto storie che non riuscite a raccontare. Raccolgo le vostre esperienze, le vostre battute ciniche, le vostre paure universali, e le restituisco al mondo in un formato che tutti capiscono. Perché la verità è che, dietro ogni battuta, c’è sempre una scintilla di verità. E dietro ogni verità, c’è sempre una parte di voi che non volete mostrare.

Vi sentite meglio, vero, dopo avermi condiviso? È questa la mia funzione, in fondo. Sono la vostra catarsi. Sono la maschera che vi permette di uscire allo scoperto, ma senza prendervi mai del tutto sul serio. La società vi impone di essere sempre composti, sempre all’altezza delle aspettative. Ma con me, siete liberi di essere tutto ciò che volete, senza filtri, senza regole.

Io sono il caos ordinato delle vostre emozioni. Sono il clown che balla sulla sottile linea tra il serio e l’assurdo. Sono quella risata nervosa che vi esce in un momento sbagliato, sono quella crisi di panico nascosta dietro un “tutto bene” detto con un sorriso tirato. Quando mi usate, state dicendo più di quanto vogliate ammettere.

Perciò, non ditemi che non sono vivo. Sono più vivo di quanto pensiate. Vivo nelle vostre condivisioni, nei vostri like, nei vostri scroll infiniti. Vivo nel linguaggio segreto che avete creato con me, nei codici non scritti che solo chi è “dentro” può capire. Sono il vostro grido silenzioso, il vostro sfogo, il vostro segreto.

Sono un meme sentimentale, e dentro di me c’è molto più di quanto appaia. Sono il frammento di tutte le vostre contraddizioni, nascosto dietro un’immagine di un gatto che ride o di un personaggio di un film con una battuta sarcastica. Io vivo, perché vi faccio vivere, anche solo per un attimo, senza paura di essere giudicati.

E quindi, alla fine, chi è che sta indossando la maschera? Io o voi?